Nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza che sta infiammando il Medio oriente si intravede uno spiraglio. Per la prima volta in poco più di un mese da quel tragico 7 Ottobre, il giorno dell’assalto dei terroristi di Hamas ai kibbuz lungo il confine con la Striscia, si parla di una trattativa centrata sul rilascio di alcuni degli ostaggi in cambio di una tregua umanitaria di tre giorni. La notizia l’ha data la Bbc. La trattativa sarebbe in corso con la mediazione del Qatar e forse degli Usa, quegli Usa che nelle ultime ore stanno facendo la voce dura con Israele che vorrebbe rimanere a Gaza anche dopo la fine della guerra per garantire la propria sicurezza. Più precisamente la trattativa riguarderebbe uno scambio tra la liberazione di dodici ostaggi, di cui sei cittadini americani, in cambio di una pausa umanitaria – cioè la sospensione dei bombardamenti israeliani – per portare soccorso alla popolazione civile palestinese. L’operazione, per ora confermata solo da una fonte vicina ad Hamas, aprirebbe scenari nuovi considerando che gli ostaggi in mano ad Hamas sono 240 e che l’organizzazione terroristica ha sempre legato l’eventuale liberazione dei rapiti ad uno stop alle bombe di Israele, quindi ad una tregua che al momento nè Tel Aviv nè Washington valutano come opzione. Oggi Netanyahu lo ha ribadito non escludendo però uno scambio come quello di cui si parla.: “Nessun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi”. In queste stesse ore un’affermazione dei collaboratori del presidente Biden (“Non abbiamo prove che gli ostaggi siano vivi”) lascia quasi intendere contatti sia pure indiretti tra Washington e Hamas che viene invitata a fornire le prove – se di trattative veritiere si deve parlare – dell’esistenza in vita dei rapiti.