Contromossa di Pechino nella guerra diplomatica innescata da Washington con la chiusura del consolato cinese di Houston all’inizio di questa settimana. Arriva lo stop per il consolato Usa a Chengdu, il capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan. Per il Paese del Dragone si tratta di una “risposta legittima e necessaria” a fronte delle irragionevoli azioni intraprese dagli Stati Uniti”. In una nota il ministro degli Esteri cinese parallelamente sottolinea: “L’attuale situazione è qualcosa che la Cina non vuole e gli Stati Uniti ne sono responsabili”.
Tibet
Il consolato americano a Chengdu, istituito nel 1985 e conta su un personale di oltre 200 addetti. È considerato strategicamente importante per la sua vicinanza al Tibet. Oltre all’ambasciata a Pechino, Washington ha altre quattro sedi consolari tra cui quelle di Shanghai e Guangzhou. L’amministrazione Trump si è scontrata ripetutamente con Pechino sul tema del commercio e sulla pandemia di Coronavirus. Ma anche sulla nuova legge sulla sicurezza a Hong Kong e sul controllo geo-strategico del Mar Cinese Meridionale.
Pompeo
Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha puntato l’indice sul ruolo del Partito comunista cinese che starebbe “rubando la proprietà intellettuale americana ed europea” con un “costo di centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Washington e i suoi alleati, secondo Pompeo, devono trovare “modi più idonei e assertivi” per spingere il Pcc a cambiare strada. Per il capo della diplomazia Usa si tratta della vera “mission del nostro tempo”. Pechino replica chiedendo agli Stati Uniti di ritirare immediatamente le decisioni sbagliate assunte finora e di creare le condizioni necessarie per “riportare le relazioni bilaterali sulla buona strada”.