Stop alla guerra interna e maggiore collegialità, per rimediare anche ad alcuni eccessi di verticismo. È questa la ricetta per il Movimento 5stelle del presidente della Camera, Roberto Fico. “Basta con le battaglie intestine – ha detto a Radio 24 – dobbiamo avere una collegialità maggiore, perché alcuni problemi ancora vivi nel M5S derivano da verticismo troppo spinto che c’è stato”. Non ci sarà una “spaccatura nel Movimento. Nei momenti difficili ci siamo messi intorno a un tavolo per arrivare a una sintesi. È il sale della democrazia e anche una soluzione per una maggiore maturità”.
Riforme
Secondo Fico “è giusto ci sia un forte dibattito interno, trasparente. Dobbiamo ritrovare una ricollocazione, anche identitaria. Il movimento deve spingere sull’acceleratore delle nostre tematiche, a partire dall’acqua pubblica. Dobbiamo tornare ai principi di base sui quali lavoravamo e guardare ai temi nuovi”. Il presidente della Camera sottolinea: “Il taglio dei parlamentari approvato con il referendum ora chiama altre riforme. Non possiamo lasciare il prossimo Parlamento con un numero ridotto di parlamentari e un vecchio regolamento. I regolamenti della Camera e del Senato devono per forza essere adeguati. Questo significa mettere in sicurezza le riforme, perché funzionino al meglio. E poi serve la legge elettorale, che è in commissione Affari costituzionali. Si sta lavorando ed è importante arrivarci”.
Governo saldo
All’indomani del voto per referendum e Regionali, Fico aveva replicato con nettezza ad Alessandro Di Battista: “Non è una sconfitta storica, è una sconfitta alla Regionali. C’era già stata in passato. Alle politiche sarà sicuramente tutta un’altra storia, anche perché i risultati raggiunti con il governo e in Parlamento verranno spesi in modo migliore”. Sicuramente, aveva osservato Fico: “Dobbiamo parlarci di più, organizzarci meglio e partire dai territori. Ma intanto si va avanti con questo governo e con questa maggioranza”. L’esecutivo guidato da Giuseppe Conte “deve rimanere saldo, perché dobbiamo affrontare un momento storico e importante: quello della spesa dei 209 miliardi del Recovery fund. Il Paese si cambia solo con testa bassa e lavoro, tutto il resto sono chiacchiere”.