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giovedì, 28 Settembre 2023

Il mistero dell’aereo scomparso. Ingegnere inglese, “so dove si trova il relitto del volo MH370”

È scomparso dai radar sette anni fa, mentre era in volo tra Kuala Lumpur e Pechino. Del Boeing 777 della Malaysia Airlines, con a bordo 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio, non si è saputo più nulla. Scomparso quel tragico 8 marzo 2014. Uno dei più grandi misteri nella storia dell’aviazione mondiale. La ricerca del relitto del velivolo venne sospesa a gennaio 2017.

Calcoli

Una seconda campagna di ricerca condotta dalla società americana di esplorazione marina, Ocean Infinity, avviata un anno dopo e durata sei mesi, si è conclusa con un nuovo insuccesso. Ora un ingegnere aeronautico britannico, Richard Godfrey, dopo un lavoro durato più di un anno, afferma di sapere dove si è schiantato l’MH370. “Spero che saremo in grado di dare risposte ai parenti delle vittime, all’industria aeronautica e al mondo dell’aviazione civile”, ha detto Godfrey ha alla BBC. Secondo i suoi calcoli il Boeing si è schiantato nell’Oceano Indiano a 2000 chilometri a ovest di Perth, nell’Australia occidentale.

Ago nel pagliaio

Finora, assicura Godfrey, nessuno “aveva avuto l’idea di combinare tutti i dati a disposizione. Quelli del satellite Inmarsat, con i dati del velivolo, con quelli sulla deriva dei detriti ritrovati e con i dati della rete WSPR”, che monitora la propagazione delle onde radio più deboli. “Le ricerche precedenti sono state infruttuose a causa delle dimensioni dell’area di ricerca”. Si sono spesi milioni di dollari, alla ricerca del classico ago in un pagliaio. Nel corso degli anni rottami dell’aereo sono comparsi qua e là, alla Réunion, in Sudafrica e in Mozambico. Godfrey avrebbe ristretto il raggio delle ricerche a 40 miglia nautiche. “Il relitto potrebbe essere dietro una scogliera o in un canyon sul fondo dell’oceano, magari fino a 4 mila metri di profondità”.

Tracciamento

La scomparsa del volo MH370 portò all’attenzione pubblica i limiti del tracciamento degli aeromobili in mare aperto, inclusa la durata limitata della batteria dei localizzatori subacquei. Un problema già sollevato circa quattro anni prima in seguito all’inabissamento nell’oceano Atlantico del volo Air France 447. L’Airbus A330-200 in servizio tra Rio de Janeiro e Parigi. Per una coincidenza Godfrey avrebbe dovuto essere un passeggero di quell’aereo, ma motivi di lavoro lo trattennero in Brasile. I parenti delle vittime del volo Malaysia sperano in novità, anche perché non esiste al momento alcuna certezza sulle cause del disastro. Soltanto ipotesi: dal dirottamento al coinvolgimento dell’equipaggio, al trasporto di merci non autorizzate. Grace Nathan, che ha perso la madre Anne nell’incidente, afferma: “È un incubo che continua, senza una fine. Speravamo in qualcosa di nuovo. Una svolta. Accogliamo con favore tutte le nuove scoperte, soprattutto se si basano su prove tangibili”.

Finanziamento

Il vero problema sarà il finanziamento della nuova ricerca, che potrebbe cominciare tra un anno. A bordo dell’MH370 c’erano 122 cittadini cinesi. E se la decisione di riprendere le ricerche è di competenza del governo malese, ci si attende un possibile impegno anche da parte di Pechino. In questi anni in Cina molti cittadini hanno deciso di boicottare la Malesia per protesta contro la gestione della vicenda. Una campagna sostenuta da celebrità, come la star del cinema Chen Kun, con post sul social Weibo, dove ha 70 milioni di follower.

Alessandro Cavaglià
Alessandro Cavaglià
Giornalista parlamentare, classe 1956. Già vice caporedattore AGI, responsabile pro tempore delle redazioni Politico-parlamentare, Interni-Cronaca e della Rete speciale per Medio Oriente e Africa. Ha lavorato ad AdnKronos e collaborato con La Stampa e Il Mondo. Laureato in Lettere-Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma

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