“La storia dei miei capelli crespi interseca quella di almeno due Paesi e, più in generale, le relazioni tra due diversi Continenti. Una geopolitica”. Djaimilia Pereira de Almeida, è una scrittrice nata in Angola e cresciuto in Portogallo, alla periferia di Lisbona. Mila la protagonista del suo libro “Questi capelli”, edito da La Nuova Frontiera, arriva a Lisbona da Luanda a tre anni, spettinata e “aggrappata a una confezione di biscotti”.
Origini
Suo padre è portoghese, sua madre angolana, tutto ciò che sa delle sue origini è legato ai nonni e ad alcune fotografie sbiadite. Mila usa i ricordi raccontando quattro generazioni di vicende familiari e mettendosi alla ricerca della sua identità. Attraverso l’originale lente dei suoi capelli indomiti e crespi, la la seguiamo nei quartieri di una Lisbona non ancora gentrificata, nelle strade di Luanda e tra le foto dell’album di famiglia. Mescolando memoir e romanzo postcoloniale, realtà e finzione, Djaimilia Pereira de Almeida ragiona sul razzismo e sui meccanismi della memoria, costringendoci a riflettere su una domanda che oggi riguarda sempre più persone. Cosa significa non appartenere del tutto a nessun luogo e vivere costantemente in bilico tra diverse culture?
Intervista
In una intervista a Francesca Giommi su Il Manifesto, la scrittrice spiega: “Sono cresciuta e ho vissuto tutta la mia vita in Portogallo. Forse l’Angola è la mia patria letteraria. Credo che sia così, perché non avendo vissuto in Africa, ho creato un’Angola immaginaria, uno spazio che effettivamente non esiste. Un’Angola di sogni e fantasmi”. Al pari della sua protagonista Mila, Djaimilia si riconnette ai suoi antenati e al suo continente ancestrale raccontando un’epopea di migrazione e dislocazione, di appartenenza e pacificazione con le proprie origini.
Spazio
“Ero interessata – dice – a trovare uno spazio nel mio linguaggio per la sensibilità di una ragazza nera. Uno spazio per autodefinirsi, con i suoi drammi e le sue angosce. Trovare uno spazio per qualcuno come Mila nella letteratura è stata la molla per scrivere ‘Questi capelli’. Senza dubbio sono i suoi capelli che la connettono alle sue origini. La connessione più diretta che lei abbia, visibile sul corpo e dalla quale non può separarsi. Appartenere a diversi luoghi è una ricchezza aggiuntiva e un grande stimolo”. Stimoli letterari che negli ultimi anni hanno portato diversi autori africani a vincere importanti premi letterari internazionali. “Non saprei darne una ragione – dice Djaimilia -, ma so che è positivo che sempre più autori africani siano riconosciuti per il loro lavoro. Che questo riconoscimento possa corrispondere a una maggiore apertura dei lettori verso letterature lontane, verso una maggiore proliferazione di lingue e narrazioni sarebbe una gioia e un segno di speranza”.