Pelle e psiche sono unite da un legame profondo. La cute rappresenta una linea di confine con l’esterno ed è anche il luogo privilegiato in cui la mente si manifesta nel corpo. Nessun altro organo reagisce alle sollecitazioni psichiche in modo tanto rapido ed espressivo. In vista del 7 aprile, Giornata Mondiale della Salute, la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical director del servizio di psicologia online Unobravo, dedica un approfondimento al tema dei disturbi psicosomatici della cute.
Epidermide
La pelle è l’organo più vasto del nostro organismo, si estende per quasi 2 metri quadri e costituisce oltre il 15% del peso totale. Non è semplicemente un tessuto di rivestimento, ma svolge un ruolo chiave nell’omeostasi dell’organismo. Protegge il corpo e gli consente di mantenere costanti e ottimali le condizioni interne al variare di quelle ambientali. Attraverso l’epidermide, lo strato più superficiale, l’organismo riceve informazioni tattili e sensoriali ed è in grado di esprimere emozioni e sensazioni. In uno scambio continuo e bidirezionale con la realtà esterna.
Abbracci
La cute è anche la parte del corpo più esposta all’altro. È la sede degli abbracci e delle carezze, una zona di incontro ravvicinato e intimo. “I disturbi psicosomatici – ricorda Valeria Fiorenza Perris – fanno la loro comparsa quando l’organismo è sottoposto a una condizione di stress, a un’esposizione prolungata di condizioni di sofferenza emotiva”. E proprio la pelle diventa, in presenza di una condizione di malessere interiore, un “canale privilegiato di comunicazione. I disturbi psicosomatici della pelle sono proprio questo, una manifestazione in cui un disagio psicologico si traduce in una sintomatologia cutanea”.
Sfoghi
Tra le somatizzazioni più diffuse riscontriamo: iperidrosi, prurito, orticaria cronica, acne, dermatite, psoriasi. Ma anche eczema atopico, herpes, alopecia areata, verruche e irritazioni croniche. Per la dottoressa Fiorenza Perris “dermatiti, pruriti e sfoghi sono spesso dei segnali da cogliere, oltre che delle patologie da curare”. E spiega: “Nel caso di un lutto o di esperienze traumatiche, per esempio, un disturbo che insorge di frequente è l’alopecia areata, che si manifesta con la caduta dei capelli a ciocche”. Le dermatiti “sono, invece, dei processi infiammatori che causano prurito, vescicole, gonfiore e arrossamenti. E spesso raccontano delle nostre difficoltà ad aprirci e a stabilire un rapporto intimo con l’altro”.
Osho
Anche la psoriasi, a livello simbolico, “può essere vista come una corazza protettiva. Di frequente dà voce a un bisogno acuto di porre una barriera tra noi e il resto del mondo”. Allora, prendersi cura di un disturbo psicosomatico significa in primis prendersi cura della persona nella sua totalità. Il maestro spirituale Osho diceva: “Tu non sei corpo e mente, sei ‘corpomente'”. I disturbi psicosomatici sono tutt’oggi circondati dal pregiudizio e ciò induce molti a credere che siano frutto dell’immaginazione e dell’autosuggestione.
Terapia
“Imparare ad abbracciare le proprie emozioni e lasciarle fluire – Valeria Fiorenza Perris – avverte è il primo passo da compiere per poter intraprendere un percorso di guarigione ed emancipazione dai disturbi psicosomatici”. È positivo optare per un approccio integrato, che vada ad investigare la componente fisica quella psichica. Le cure mediche vanno a lavorare sui sintomi fisici e l’intervento psicologico esplora le cause che hanno portato all’insorgenza della somatizzazione. Attraverso, in particolare, la terapia comportamentale, il terapeuta può aiutare il paziente a scardinare eventuali dinamiche disfunzionali e aprire la via a nuove modalità di reazione.