L’Italia corre più dei competitor europei. Occorre scardinare i falsi miti che tendono a screditare il Belpaese agli occhi degli investitori internazionali, riducendo la possibilità di attrarre investimenti. La resilienza dell’Italia è il frutto di una struttura produttiva meno dipendente dalle catene globali del valore, quelle più colpite nell’ultimo biennio del Covid e post Covid. Una peculiarità favorita dalla ricostruzione del sistema produttivo, che è stata forgiata in occasione di tutte le altre crisi vissute negli ultimi quindici anni, a partire da quella finanziaria internazionale del 2008, la cosiddetta bolla dei subprime.
Capacità
Un quadro che ha favorito la sopravvivenza delle imprese più solide. Non tenerne conto può portare – anche le scrupolosissime agenzie di rating – a sottostimare la capacità dell’Italia, con la smentita che viene regolarmente dai dati dell’economia reale. Tutti questi elementi vengono evidenziati dal segretario generale di Competere.eu, Roberto Race, nel presentare il position paper pubblicato dal think tank. “I principali previsori internazionali – rimarca Race – sono stati costretti a rivedere al rialzo le stime di crescita dell’Italia. Sia il Fondo Monetario Internazionale sia la Commissione Europea, mai molto morbidi col nostro Paese, hanno corretto, innalzandole, le valutazioni sulla crescita del PIL”. Secondo Race “una strategia di comunicazione efficace, precisa e capillare finalizzata a fare conoscere meglio l’Italia, aiuterebbe a migliorare la reputazione e a render giustizia al nostro Paese”.
Manifattura
Un’iniziativa che potrebbe essere realizzata dal governo, in collaborazione con le associazioni di categoria, come Abi, Confindustria, Ance, Confcommercio, Coldiretti e Confagricoltura, e dalle principali istituzioni finanziarie, a partire da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali. La manifattura italiana occupa la settima posizione al mondo per valore aggiunto e “pochi sanno – ricorda Race – che il nostro sistema economico è terzo al mondo per diversificazione produttiva”. L’Italia realizza prodotti finiti e componenti che spaziano da quelli più tecnologici (aerospazio, microelettronica) a quelli tradizionali del Made in Italy (alimentare, tessile, abbigliamento, mobili). In termini di export, l’Italia è tra i principali esportatori al mondo, con una quota pari al 30% del PIL. Con eccellenze non solo nei prodotti ‘tradizionali’, ma classificandosi al quinto posto al mondo per valore delle esportazioni nel settore dell’aerospazio.
Sostenibilità
L’Italia ha inoltre una posizione di leadership in fatto di sostenibilità ambientale. Ha il più alto tasso di riciclo dei rifiuti speciali e urbani (79,4%), rispetto alla media europea del 48,6%. Secondo stime della fondazione Symbola, ciò consente di ridurre le emissioni annuali di circa 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e di 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. Inoltre, se si guarda all’aspetto culturale, il nostro Paese è primo al mondo per numero di siti patrimonio dell’umanità. È prima in Europa per prodotti agroalimentari e vitivinicoli registrati e protetti. Last but not least, l’Istat – spiega Race – “ha calcolato la ricchezza netta delle famiglie italiane e segnalato che nel 2021 valeva circa 10mila miliardi di euro, vale a dire più di cinque volte il valore del PIL nazionale e quasi nove volte il reddito disponibile. Un asset su cui fare leva nei momenti di crisi e perdita di potere d’acquisto, come quello attuale a causa dell’elevata inflazione”.