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sabato, 2 Dicembre 2023

Guerre e fake news, il difficile compito di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Qualche consiglio per evitare grandi inganni

La guerra in Ucraina invasa dalla Russia e il conflitto tra Israele e e i terroristi aggressori di Hamas sono segnati da un’ondata di disinformazione online. È difficile per l’utente medio orientarsi, ma capita anche ai cosiddetti ‘giornaloni’ di cadere in trappola. Il New York Times si è scusato con i suoi lettori per come ha dato inizialmente la notizia dell’attacco all’ospedale di Gaza. Nell’immediato il quotidiano statunitense, ritenuto internazionalmente tra i media più affidabili, ha rilanciato soltanto la versione di Hamas, che accusava Israele, senza verificarla.

Mea culpa

Successivamente, si legge nel mea culpa del NYT, “fonti americane e internazionali hanno riferito di avere prove che il razzo proveniva da postazioni” della Jihad islamica. La notizia iniziale “ha lasciato nei lettori un’impressione errata”. Ecco perché si sente sempre più bisogno del fact-checking per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Esistono on line siti Web dedicati allo smascheramento di notizie false, come Factcheck.org, Snopes e Full Fact. Ma anche l’utente può effettuare in prima persona alcune semplici verifiche.

Emozioni

Spesso le fake news fanno appello alle emozioni. Quando si legge una notizia, proviamo a fermarci un secondo e a pensare al motivo per cui ci ha colpito, ci attrae. I falsi puntano a creare indignazione e soprattutto in tempi di guerra si punta su informazioni scioccanti e angoscianti, destinate a causare empatia e poi rabbia. Emozioni forti e indignazione tendono a rendere le notizie false virali. Occorre prestare particolare attenzione soprattutto quando si accede a notizie attraverso la cosiddetta “porta di servizio”, ovvero attraverso i social media – magari da profili non verificati – e ancora da motori di ricerca o da aggregatori di notizie. Questa informazione di seconda mano rende assai più delicato il rapporto tra utente e notizia, rispetto a siti di media consolidati, che tendenzialmente pubblicano informazioni affidabili vagliate da giornalisti professionisti.

Sospetto

Sui social media è difficile capire da dove provengano determinate notizie. Perciò conoscere la fonte è fondamentale per stabilire se un video, un’immagine o un articolo siano attendibili. Di solito frasi a effetto, impaginazione approssimativa, refusi ed errori di linguaggio dovrebbero indurre al sospetto. Se l’account sul social media è collegato a una persona, è buona norma controllare cos’altro abbia pubblicato e dove. Se l’account fa riferimento a un sito web, meglio controlla la sezione “Chi siamo” o ricercare un colophon per avere maggiori dettagli. Meglio capire se sia possibile verificare le informazioni che il sito condivide o come venga finanziato e se possano esserci coinvolgimenti di parte o di tipo commerciale.

Immagini

Per le immagini o i video, una ricerca inversa può aiutare a rintracciarne l’origine e a valutare eventuali manipolazioni. Per farlo di può fare una foto o uno screenshot e inserirli in un motore di ricerca come Google Immagini o Tin Eye. Anche una visione attenta e dettagliata, e non soltanto superficiale, di un video può rivelare all’utente contraddizioni e incoerenze.

Alessandro Cavaglià
Alessandro Cavaglià
Giornalista parlamentare, classe 1956. Già vice caporedattore AGI, responsabile pro tempore delle redazioni Politico-parlamentare, Interni-Cronaca e della Rete speciale per Medio Oriente e Africa. Ha lavorato ad AdnKronos e collaborato con La Stampa e Il Mondo. Laureato in Lettere-Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma

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