“Il mondo è nel vivo di una trasformazione molto profonda, viviamo in un mondo multipolare. È finita l’epoca del bipolarismo, della Guerra fredda tra i due blocchi. Viviamo in un mondo molteplice, però questa molteplicità è disordinata e a volte conflittuale. Il vero problema è creare un multilateralismo efficace, attraverso la cooperazione e attraverso il rafforzamento delle istituzioni internazionali. E questo dovrebbe essere l’obiettivo comune della Cina e dell’Europa”. Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio e presidente della Fondazione Italianieuropei, ha partecipato nelle scorse settimane a Pechino al terzo Forum della “Belt and Road”, la Nuova via della seta.
Legame
In una videointervista, realizzata da Cinitalia e diffusa dall’agenzia di stampa AREA, D’Alema fa il punto sui rapporti con la Cina e sugli sviluppi della iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese per un nuovo legame con i Paesi nell’Eurasia. “Sarebbe sbagliato pensare che oggi ci sia un dualismo Cina-Usa. Non è così, ci sono tante realtà. La Cina poi non non propone un modello che vuole esportare. Non vuole creare un modello universale e tende a rispettare l’esperienza degli altri”.
Belt and Road
In dieci anni la Belt and Road, sottolinea D’Alema, ha ottenuto “risultati importanti, che sono particolarmente visibili nei Paesi in via di sviluppo. Non soltanto attraverso la realizzazione di tante opere infrastrutturali, che hanno messo in collegamento Paesi e continenti diversi, ma anche attraverso la costruzione di legami di natura culturale, umana e sociale tra i popoli”. In questo senso il Forum di Pechino “è stato un successo. C’è stata una presenza molto significativa, soprattutto dei grandi Paesi asiatici e africani, meno presente l’occidente. Questo mi dispiace, perché anche per i leader europei sarebbe stata una buona occasione di confronto e non soltanto con la Cina, ma con tanti altri Paesi in via di sviluppo o che stanno crescendo”.
Apertura
Significativa, per D’Alema, l’indicazione venuta dal presidente cinese, Xi Jinping, che collega strettamente la Belt and Road a “una maggiore apertura della Cina e a una incisiva continuazione della politica di riforme”. Ciò offre “la possibilità di una maggiore presenza delle imprese straniere, di una maggiore apertura del mercato cinese. In particolare, nel settore dei servizi, dei servizi di alta qualità dove le imprese europee sono più competitive, che non nel settore manifatturiero. Questo potrebbe in parte riequilibrare le relazioni economiche” con l’Europa.
Civiltà
Cina e Italia – rimarca D’Alema – sono, come disse nella sua visita a Roma il presidente Xi, “due antiche civiltà, che si conoscono e si rispettano da molto tempo. Noi ci consideriamo un po’ come cofondatori della antica Via della seta, da cui la Belt and Road prende ispirazione. Furono i mercanti italiani fra i primi a percorrere il cammino verso la Cina. Le civiltà, se sono civiltà, sono fatte per dialogare, non per scontrarsi. Insomma, credo che dobbiamo mettere in azione tutto ciò che può contrastare la logica dell’incomprensione o dello scontro tra civiltà. Bisogna cercare di governare le differenze, non drammatizzare le incomprensioni. Sono fiducioso, ottimista. C’è un Italia che è molto interessata alla Cina e i cinesi amano l’Italia. Ci sono tutte le condizioni per continuare a lavorare bene insieme”.