Tanto tuonò che non piovve. Giuseppe Conte tira un sospiro di sollievo e passa indenne le forche caudine della riforma del Mes, il rinnovato Meccanismo europeo di stabilità. Il voto alla vigilia del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre, che dovrà dare anche il via libera al budget dell’Unione (superando i veti di Polonia e Ungheria) e quindi di fatto anche al Next Generation EU per la ripresa post-Covid. Alla Camera la risoluzione – su cui la maggioranza aveva trovato un sofferto accordo, dopo il plateale dissenso emerso tra i 5stelle – è passata con 314 sì, 239 contrari e 9 astenuti. Al Senato la risoluzione ha avuto 156 voti favorevoli, 129 contrari e 4 astensioni. Conte si dice “tranquillo”.
Determinato
Il testo della risoluzione impegna il governo “a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione. La realizzazione dell’ Edis, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari. E anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes”. Resta il fatto che l’ultima parola sulla ratifica o meno della riforma del Mes spetta in ogni caso al Parlamento. Italia viva firma risoluzione dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier alla Camera. Sul fronte grillino alla fine gli oltranzisti anti-Mes sono stati 13 e 10 deputati pentastellati non hanno partecipato al voto. Assenti alla votazione anche 16 deputati di Forza Italia. Tra gli azzurri non presenti al voto Renato Brunetta e Renata Polverini, che hanno ufficializzato il loro dissenso politico dalla linea del centrodestra di contrarietà a prescindere sulla riforma del Mes.
Apprezzato
Un comportamento apprezzato da Conte (“pur nella distinzione di ruoli”) e il presidente del Consiglio ha confermato di voler tenere sempre aperto il confronto con tutte le opposizioni. A Palazzo Madama 2 senatori M5s hano votato contro e 9 non hanno partecipato al voto, ma almeno 4 erano assenti “giustificati”. Molto determinato il richiamo di Conte alla compattezza della maggioranza giallorossa: “Il governo ha bisogno della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza, ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”.