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lunedì, 29 Maggio 2023

Vaccini, Paesi ricchi non rinunciano a brevetti. India e Sud Africa chiedono moratoria, la Cina “siano beni pubblici”

I vaccini sono un affare economico e i Paesi ricchi non intendono cedere sulla proprietà dei brevetti. India e Sud Africa hanno proposto un tavolo presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), ma la risposta è stata no. La giustificazione? In questo modo verrebbe soffocata l’innovazione. Uno stop, magari temporaneo ai brevetti, avrebbe reso più facile per i Paesi in via di sviluppo produrre vaccini e farmaci anti Covid-19. Secondo Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea il blocco soffocherebbe l’innovazione nelle aziende farmaceutiche, privandole dell’incentivo a fare enormi investimenti in ricerca e sviluppo. Ciò sarebbe particolarmente controproducente in presenza dell’attuale pandemia, che richiede ai produttori di farmaci di rimanere sempre sul pezzo per affrontare il virus e le sue mutazioni. Una polemica che si aggiunge a quella sulla destinazione dei vaccini che vede miliardi di dosi destinate ai Paesi ricchi e le poche rimanenze agli altri.

Confini

“Dobbiamo riconoscere che questo virus non conosce confini – ha detto a DW Ellen ‘t Hoen, direttrice di Medicines Law & Policy, ong che intende favorire un maggiore accesso ai farmaci -. Viaggia in tutto il mondo e anche la risposta dovrebbe essere globale. Dovrebbe essere basata sulla solidarietà internazionale e ciò richiede la condivisione del know-how e della tecnologia da parte di coloro che l’hanno in mano”. Thomas Cueni, direttore generale della Federazione internazionale dei produttori e associazioni farmaceutiche (IFPMA), la butta sulla professionalità necessaria a produrre i vaccini. “L’euforia per lo sviluppo di vaccini altamente efficaci ha in qualche modo creato l’impressione che una volta che un vaccino è stato sviluppato, un miliardo di dosi possano essere rilasciate dalle fabbriche premendo un pulsante. Penso che dobbiamo essere consapevoli di quanto sia complessa e difficile la produzione di vaccini”. Le industrie farmaceutiche parlano poi di un livello di collaborazione senza precedenti per garantire un accesso rapido e sicuro ai vaccini alle persone in tutto il mondo. AstraZeneca ha raggiunto un accordo con il più grande produttore di vaccini al mondo, l’India’s Serum Institute. Johnson & Johnson collabora con Aspen Pharmacare del Sud Africa per produrre il suo vaccino, ancora da approvare.

COVAX

Esiste poi la struttura “Covid-19 Vaccine Global Access” (COVAX) sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per garantire un accesso globale ed equo ai vaccini. La struttura prevede di distribuire 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021. Paesi come Cuba, Indonesia, Senegal e Thailandia sarebbero in grado di produrre vaccini. Una parola importante è venuta dalla Cina. Pechino, segnala l’agenzia Xinhua, si impegna a sostenere la natura dei vaccini come beni pubblici globali e a fornirli a prezzi equi e ragionevoli. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha detto che “nonostante l’enorme domanda interna di vaccinazioni, la Cina è disposta a lavorare nei limiti delle sue capacità e a compiere sforzi per rendere disponibili e convenienti i vaccini per i Paesi in via di sviluppo, affinché non siano un lusso posseduto solo da pochi Paesi”. Wang si è augurato che i Paesi che hanno realizzato i vaccini “possano svolgere un ruolo attivo e intraprendere azioni concrete per sostenere COVAX, in modo da aiutare i Paesi in via di sviluppo a ricevere i vaccini in tempo e contribuire a sconfiggere la pandemia al più presto”.

Alessandro Cavaglià
Alessandro Cavaglià
Giornalista parlamentare, classe 1956. Già vice caporedattore AGI, responsabile pro tempore delle redazioni Politico-parlamentare, Interni-Cronaca e della Rete speciale per Medio Oriente e Africa. Ha lavorato ad AdnKronos e collaborato con La Stampa e Il Mondo. Laureato in Lettere-Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma

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