Un centinaio di ebrei olandesi, catturati nella razzia di Amsterdam il 22 e 23 febbraio 1941, furono uccisi in una camera a gas ‘segreta’. Un anno prima che i nazisti iniziassero le deportazioni di massa in tutta Europa. La loro tragica vicenda fu una sorta di drammatico esperimento raccontato oggi dalla storica olandese, Wally de Lang. La Germania invase i Paesi Bassi nel maggio 1940 e negli anni successivi più di tre quarti della popolazione ebraica venne deportata. Oltre 100 mila persone uccise nei campi di sterminio di Auschwitz e Sobibor, a partire dal luglio 1942. Fino a quell’ultimo atroce convoglio che, nel settembre 1944, portò nel lager in Polonia la famiglia di Anna Frank. Tre anni prima nella capitale olandese i tedeschi e i loro sodali locali effettuarono il primo rastrellamento su larga scala. Fu la vendetta per l’uccisione in uno scontro di uno squadrista della formazione filo-nazista NSB, durante una delle tante aggressioni contro il quartiere ebraico di Amsterdam.
Treno
Vennero catturati in 425, per lo più giovani, molti commercianti e sarti. Vennero trasferiti prima nel campo di transito olandese di Schoorl e poi in quello tedesco di Buchenwald. “Finora si riteneva che il primo treno carico di ebrei fosse partito nel luglio 1942. In realtà – spiega de Lang alla BBC – questi uomini furono deportati il 27 febbraio 1941”. Alla fine, su 425, ne sopravviveranno soltanto in due. Le prime vittime caddero per la fatica del lavoro forzato nelle cave di Buchenwald. Poi il 22 maggio 1941 i restanti 340 furono inviati a sud, nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria. Nei pressi del lager si trovava il famigerato castello di Hartheim, dove dal 1940 i nazisti avevano avviato il programma di eliminazione di decine di migliaia di persone affette da disabilità fisiche e da malattie mentali o genetiche. Successivamente cominciò l’eliminazione dei prigionieri provenienti dai vicini campi di concentramento e dichiarati non più idonei al lavoro. Oppositori politici, comunisti, prigionieri di guerra tra cui molti polacchi. Tra il 1940 e il 1944 vennero quindi assassinate ad Hartheim circa 30 mila persone, di queste oltre 300 furono gli italiani.
Registri
Nel castello della morte i nazisti sperimentarono segretamente una camera a gas e il forno crematorio per eliminare i cadaveri. “Quello che non si sapeva era che molti degli ebrei olandesi razziati ad Amsterdam – ricorda de Lang – furono uccisi nell’agosto successivo nella camera a gas di Hartheim. Alle famiglie venivano date false cause di morte, magari per avvelenamento da piombo nelle miniere”. La storica ha ritrovato i registri in cui successivamente gli aguzzini riportarono metodicamente in ordine alfabetico i nomi di 108 assassinati. Hartheim “era una specie di laboratorio per i nazisti. Per migliorare la loro conoscenza di tutto ciò che realizzarono poi ad Auschwitz su scala molto, molto più grande”. Fu nel gennaio 1942, nella macabra conferenza di Wannsee, che Hitler e gli alti gerarchi nazisti decisero la cosiddetta “soluzione finale”, il genocidio degli ebrei. I tedeschi hanno distrutto gran parte dell’archivio di Hartheim. De Lang ha potuto anche identificare un certo numero di persone tra quelle ritratte nelle foto d’epoca del rastrellamento. John Spel, il nipote di Aron Smeer, uno dei deportati, ha detto alla rete pubblica olandese NOS: “Per anni tutto quello che ho avuto era un nome. Ora ha anche una faccia. Ho iniziato a cercare trent’anni fa. Ora so molto, ma più invecchio più è difficile. Tutto questo ti lascia senza parole”.