“Quando parlo dell’Ucraina, parlo di un popolo martirizzato. Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza”. Papa Francesco, in una intervista a 360 gradi alla rivista dei gesuiti statunitensi “America”, affronta anche la questione dell’aggressione russa all’Ucraina. Le sue parole pongono fine alla capziosità di chi, in questi mesi, ha cercato nella posizione del Vaticano appigli per uno pseudo pacifismo filo Putin.
Domanda
“Certamente – rimarca Papa Francesco – chi invade è lo Stato russo. Questo è molto chiaro. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto di condannare in generale, anche se è risaputo chi sto condannando. Non è necessario che metta nome e cognome”. La rivista America è stata fondata dai gesuiti nel 1909 e l’intervista, sottolinea il direttore padre Matt Malone, “è la nostra prima opportunità di parlare faccia a faccia con un Papa”. La domanda del corrispondente dal Vaticano è precisa, senza peli sulla lingua. “Molti – dice il giornalista – sono stati confusi dalla sua apparente riluttanza a criticare direttamente la Russia per l’aggressione contro l’Ucraina”. È apparso preferire “parlare più in generale della necessità di porre fine alla guerra, piuttosto che degli attacchi russi. Come spiegherebbe sua posizione su questa guerra agli ucraini e a tutti coloro che sostengono l’Ucraina?”.
Putin
Precisa anche la risposta del Santo Padre: “Quando parlo dell’Ucraina, parlo della crudeltà. Perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe dell’invasore. Perché non nomino Putin? Perché non è necessario, è già noto. Tutti conoscono la mia posizione, con Putin o senza nominarlo“. Francesco ricorda: “Il secondo giorno di guerra sono andato all’ambasciata russa [presso la Santa Sede]. Un gesto insolito, perché il Papa non va mai in un’ambasciata. E lì ho detto all’ambasciatore di riferire a Putin che ero disposto a attivarmi, a condizione che mi concedesse una piccola finestra per negoziare. Lavrov, il ministro degli Esteri, ha risposto con una lettera molto cortese, dalla quale ho capito che per il momento non era necessario”.
Zelensky
“Ho parlato con il presidente Zelensky – precisa il Papa – tre volte per telefono. Ho anche pensato di mettermi in viaggio, ma per andare a Mosca e a Kiev, non solo in un posto. Non ho mai dato l’impressione di coprire l’aggressione. Ho ricevuto tre o quattro volte una delegazione del governo ucraino. E lavoriamo insieme”. Diversi cardinali sono andati in Ucraina, “la presenza della Santa Sede con i cardinali è molto forte. La posizione della Santa Sede – sottolinea Francesco – è cercare la pace e cercare la comprensione. La diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, ovviamente, è sempre disposta a mediare”.