Il governo militare del Mali, sostenuto dalle forze del Gruppo Wagner, ha ordinato la partenza dei Caschi blu della missione di pace ONU MINUSMA, operativa dal 2013. Il Paese, situato nell’interno dell’Africa occidentale senza sbocco sul mare, è un ex colonia francese. Le relazioni tra Parigi e Bamako si sono deteriorate quando i leader militari golpisti hanno deciso di mantenere il potere fino al 2025, posticipando a tempo indeterminato le elezioni programmate in accordo con i partner occidentali. Da allora sempre più forte è stato l’avvicinamento a Mosca.
Ucraina
Nel febbraio scorso il Mali è stato tra i sette Paesi alle Nazioni Unite a votare contro la risoluzione che chiedeva la fine dei combattimenti in Ucraina e il ritiro delle truppe russe. Dopo la rottura con la Francia, che ha ritirato la sua missione antiterrorismo, è ora crisi anche con la comunità internazionale. “Il governo del Mali chiede il ritiro senza indugio di MINUSMA”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Bamako, Abdoulaye Diop. Le forze ONU sono impegnate nella lotta anti-jihadista e nel processo di stabilizzazione del Paese. Secondo Bamako, invece, “MINUSMA è diventata parte del problema, alimentando le tensioni. Con conseguenze estremamente dannose per la pace, la riconciliazione e la coesione nazionale in Mali”.
Consenso
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, già a gennaio aveva proposto modifiche alla missione, per concentrarsi su un numero limitato di priorità. Tuttavia, come ha rilevato il capo di MINUSMA, il diplomatico della Mauritania El Ghassim Wane: “Il mantenimento della pace si basa sul principio del consenso del Paese ospitante. In assenza di tale consenso, ovviamente le operazioni sono di fatto impossibili”. Insurrezioni jihadiste e separatiste sono scoppiate nel nord del Mali a partire dal 2012. Rivolgendosi al Consiglio di sicurezza ONU, il ministro maliano Diop ha comunque affermato che il suo governo è disposto a cooperare ancora con le Nazioni Unite. Tuttavia i funzionari ONU hanno più volte rimarcato le violazioni dei diritti umani da parte della giunta militare, così come da parte del gruppo mercenario Wagner. Il portavoce di MINUSMA Olivier Salgado è stato espulso nell’agosto 2022.
Sahel
Al momento insomma la scelta di Bamako è quella di puntare sulla Russia per assistenza politica e militare. Il Mali rappresenta un punto chiave per la sicurezza dell’intera regione del Sahel, non soltanto per fronteggiare la minaccia islamista, ma come tappa del percorso di transito dei profughi dell’area subsahariana verso il Mediterraneo. La componente militare di MINUSMA, con una forza autorizzata di oltre 13mila uomini di 57 Paesi, consta di osservatori militari, funzionari di staff e personale schierati nelle principali città maliane. Per l’Italia il contingente impiegato è di 7 militari, presenti nel Quartier Generale dell’operazione a Bamako.