La tranvata. Il quinto scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica è piombato come una mazzata sul centrodestra. Tutto il centrodestra. Naturalmente in primis il bellicoso S. Ma poi zero carbonella anche per M. E pure a B. che aveva lanciato un appello urbi et orbi al voto è andata a schifio.
Sbaraglio
La presidente del Senato che aveva scelto di andare allo sbaraglio, ha incassato 382 miseri voti. Lontanissimi da quella presunta maggioranza relativa in Parlamento e tra i grandi elettori, che S. e M. sbandieravano con furore. Una tentata ostentazione di forza, resa evidente dalla presenza sugli scranni della presidenza della candidata durante lo spoglio delle schede. Un gesto mai visto e che alla fine è servito soltanto a certificare plasticamente la sconfitta. I franchi tiratori del centrodestra sono stati addirittura 71.
Anticorpi
La boria, i venti di regime, gli uomini soli al comando per fortuna trovano ancora anticorpi. Il centrosinistra Pd, M5s e Leu, ma anche Iv hanno scelto l’astensione, per prendere nettamente le distanze dalla forzatura. Pure il pretoriano ex MSI, Ignazio La Russa, deve ammettere: “I voti che ha espresso il centrodestra sono inferiori ai propri numeri”. Poi, confermando scarsa lungimiranza politica, va alla ricerca di giustificazioni: “Avevamo il dovere verso gli elettori e verso noi stessi di provare a verificare quanti voti avevamo”. Pochini e malandati, diciamo.
Fallimento
In un comunicato congiunto Pd, M5S e Leu rilevano: “Il centrodestra continua a gestire irresponsabilmente il più importante passaggio democratico e costituzionale rappresentato dall’elezione del presidente della Repubblica”. E Matteo Renzi parla di “fallimento di chi voleva fare il king maker e non l’ha fatto” e aggiunge: “Non escludo l’ipotesi che possa esservi anche un Mattarella bis”.