Il lavoro resta al centro del confronto, dopo il varo del decretone Primo maggio in Consiglio dei ministri. La voce delle Piccole e Medie Imprese (PMI) si è fatta sentire nell’incontro organizzato da Unilavoro PMI in collaborazione con Radio Parlamentare, su iniziativa del presidente della Commissione lavoro della Camera, Walter Rizzetto (FdI). Unilavoro PMI è una nuova e vivace associazione datoriale, nata con l’intento di tutelare, assistere e supportare lo sviluppo delle piccole e medie imprese italiane.
Tessuto
“Oggi le aziende – segnala Giovandomenico Guadagno, vice presidente nazionale Unilavoro – hanno bisogno di garanzie, di norme stabili a medio-lungo termine. Le imprese sono stanche di vedere messe in discussione le proprie scelte, i propri investimenti”. Quando si legifera sul lavoro, ha rilevato il segretario nazionale Unilavoro, Vito Frijia, occorre non occuparsi “solo ed esclusivamente delle grandi imprese, visto che il tessuto socio-economico del nostro Paese è costituito per il 98% da quelle piccole e medie. È necessario aprire una porta anche per loro”, poiché in assenza di una cornice adeguata “non potranno mai innescare un cambio di marcia deciso. L’ambiente delle PMI è un ambiente di famiglia, consolidato dai rapporti diretti e sarebbe importante dare a questa gente qualcosa in più. Detassare, soprattutto i benefit, sarebbe un passo importante che garantirebbe maggior respiro”. Per il vice presidente Guadagno, è “importante che il decreto compia dei passi concreti verso la semplificazione di un bel po’ di adempimenti, visto che nel nostro Paese semplificare è molto facile a dirsi, ma non a farsi”.
Centri impiego
Due questioni sono state sottolineate con particolare forza: il ruolo dei centri per l’impiego e la contrattazione collettiva. Per Antonino Inguaggiato, presidente nazionale Unilavoro, a fronte di “centri per l’impiego zeppi di iscritti, in pochi riescono poi a trovare lavoro. Il motivo principale sta nel fatto che sono le aziende a non avere fiducia in queste strutture pubbliche. Noi stessi abbiamo fatto delle prove nell’area palermitana, constatando che non esistono liste di camerieri, nonostante la Sicilia faccia parecchio leva sul lavoro stagionale”. Un segnale raccolto dal presidente della Commissione lavoro di Montecitorio, Walter Rizzetto: “Abbiamo fatto un’indagine conoscitiva sui Centri dell’impiego e il dato che ne è emerso è drammatico: la percentuale di persone con una reale opportunità si attesta sul 3%. E parliamo di possibilità, non di chi poi sia riuscito a trovare lavoro a tutti gli effetti. Sono per puntare sulla formazione continua e certificata, sia dei lavoratori sia di chi percepisce un sussidio e dei disoccupati”.
Contratti
Sul fronte contratti Guadagno (Unilavoro) rimarca: “Ci piacerebbe vedere un approccio nuovo, un po’ più laico. Sappiamo che ad oggi non esiste una normativa definita, perché non è mai stato applicato l’articolo 39 della Costituzione” sulle organizzazioni sindacali. Il rischio concreto è quello di vedere in campo i cosiddetti ‘contratti pirata’. Guadagno cita la situazione “della vigilanza privata, con un salario orario di 3,99 euro. Non era dignitoso nemmeno quando venne applicato undici anni fa, oggi è scaduto da otto eppure si continua ad applicarlo”. Conviene con questa impostazione il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon (Lega): “Credo che la contrattazione collettiva sia l’unico elemento fondamentale per far sì che tanti altri istituti dentro al contratto diano corpo al salario, penso al welfare aziendale. Ritengo poi sia importante seguire l’articolo 39 della nostra Costituzione e vigilare sul proliferare di contrattazioni che danno il là al dumping”.